Sono una mamma di un bambino di 7 anni e sono entrata a far parte di un gruppo WhatsApp di genitori.
Gruppo che piano piano si é scisso in insiemi più piccoli, fatti di alleanze basate su questioni veramente insignificanti, piccole invidie o mere e sacrosante antipatie.
Alcune delle mamme con cui ho legato hanno creato un gruppo solo per noi e lí mi sono ritrovata e mi sono sentita libera di essere me.
Insieme abbiamo organizzato cene ed un compleanno per i bimbi nati nello stesso mese, quello di Aprile.
Purtroppo qualcosa é cambiato man mano che la confidenza aumentava.
Hanno ben presto iniziato a condividere pareri piuttosto netti e forti e a fare cose che non condivido.
Lo facevano da sempre ma durante l’estate é stata una continua condivisione di fotografie di altre mamme, in costume o shorts.
Se non erano in forma, puoi immaginare i commenti.
Atroci ed inclementi.
Se invece in forma lo erano, partivano attacchi di ben altro tipo.
Da chi iniziava a dire che dopotutto la persona in questione non é cosí bella, indicandone un difetto del viso o del corpo, a chi ne sottolineava la bassezza morale, perché se sei mamma non puoi mostrarti in costume nel tuo album delle vacanze.
Ho provato a dire la mia ma sono stata ignorata, l’esigenza di sputar fuori quelle cose sembra vincere sulla figura che sapevano di fare ai miei occhi.
Settimana scorsa una mia cara amica ha scritto che un domani i figli di queste mamme si vergogneranno di chi li ha messi al mondo.
A questo punto io ho sbagliato, ho sbagliato, lo so, perché sono stata netta e dura.
Ho risposto che i figli dovrebbero vergognarsi piuttosto delle cattiverie che noi genitori siamo capaci non solo di pensare ma persino di mettere nero su bianco e dire, per nulla.
Tramutandoci nei bulli che tanto vorremmo tenere a bada dai nostri bambini.
Nessuno mi ha risposto se non con delle faccine sorridenti e da allora la chat langue.
Io lo so, ne hanno creata un’altra ed io da quella sono stata fatta fuori.
Sto male.