25 Novembre

Abbasso la violenza sulle donne.
Ad iniziare dal dare della “troia” ad una donna che non ci piace, che ha fatto piu’ carriera, che e’ più bella di noi, che e’ diversa da noi, che ha fatto altre scelte.

La cultura della violenza, cari amici, parte anche da li’.

E uomini, se pensate di non essere di quelli che alzano le mani, io vi credo.
Spero solo non siate neanche tra quelli che chiamano “cagna” la ex.

Contro ogni violenza, sempre.
Per una civiltà migliore, per tutti.

#violenzasulledonne #25novembre

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LE MAMME HANNO SEMPRE RAGIONE

Sono una mamma di un bambino di 7 anni e sono entrata a far parte di un gruppo WhatsApp di genitori.
Gruppo che piano piano si é scisso in insiemi più piccoli, fatti di alleanze basate su questioni veramente insignificanti, piccole invidie o mere e sacrosante antipatie.

Alcune delle mamme con cui ho legato hanno creato un gruppo solo per noi e lí mi sono ritrovata e mi sono sentita libera di essere me.
Insieme abbiamo organizzato cene ed un compleanno per i bimbi nati nello stesso mese, quello di Aprile.

Purtroppo qualcosa é cambiato man mano che la confidenza aumentava.
Hanno ben presto iniziato a condividere pareri piuttosto netti e forti e a fare cose che non condivido.
Lo facevano da sempre ma durante l’estate é stata una continua condivisione di fotografie di altre mamme, in costume o shorts.

Se non erano in forma, puoi immaginare i commenti.
Atroci ed inclementi.

Se invece in forma lo erano, partivano attacchi di ben altro tipo.
Da chi iniziava a dire che dopotutto la persona in questione non é cosí bella, indicandone un difetto del viso o del corpo, a chi ne sottolineava la bassezza morale, perché se sei mamma non puoi mostrarti in costume nel tuo album delle vacanze.

Ho provato a dire la mia ma sono stata ignorata, l’esigenza di sputar fuori quelle cose sembra vincere sulla figura che sapevano di fare ai miei occhi.

Settimana scorsa una mia cara amica ha scritto che un domani i figli di queste mamme si vergogneranno di chi li ha messi al mondo.

A questo punto io ho sbagliato, ho sbagliato, lo so, perché sono stata netta e dura.
Ho risposto che i figli dovrebbero vergognarsi piuttosto delle cattiverie che noi genitori siamo capaci non solo di pensare ma persino di mettere nero su bianco e dire, per nulla.
Tramutandoci nei bulli che tanto vorremmo tenere a bada dai nostri bambini.

Nessuno mi ha risposto se non con delle faccine sorridenti e da allora la chat langue.

Io lo so, ne hanno creata un’altra ed io da quella sono stata fatta fuori.

Sto male.

Io e il figlio del carabiniere

Dovevo avere una ventina di anni quando mia nonna approfittó di quel momento da sole in macchina per confidarmi il suo piano.
“Sai”, mi disse, mentre la mano le scivolava sul cambio della macchina.
“Un giorno di questi ti porto a conoscere il figlio del carabiniere, quello che abita qua vicino”.

Non mi ci portó mai, io avevo giá una relazione e sarebbe stato fuoriluogo ma ogni tanto penso a chi cazzo dovesse essere questo figlio del carabiniere.
E ai figli che oggi avremmo avuto, ovviamente.

Questo non é un racconto.

Quando succedeva, e succedeva eccome, il mio cuore prendeva a battere riempiendomi le orecchie.
Avevo il registratore in mano, quasi sempre, e temevo che non uscisse altro che il rumore del mio cuore.
Temevo che non si sentisse altro che il mio corpo che tremava, a scossoni.

Ho denunciato, l’ho fatto.

Non era un ex a farmi violenza, non era un uomo a seguirmi e perseguitarmi.
Ma il discorso era molto, molto simile.

Ho denunciato perche’ la legge c’era.

Ho tremato, ho scritto, ho pianto, sono andata dalle forze dell’ordine ricevendo consigli da due soldi, sono andata da un avvocato che non potevo pagare ma ci ho provato.

Ho denunciato quindi, il mio compito l’ho fatto anche se giustizia non ce ne e’ stata.

Mi accorgo ora, nuovamente, del popolo che sa tutto e anzi quasi pensa di esserci stato in certe stanze, mentre questa o quell’attrice era vittima di violenza, ad Hollywood.
Il popolo si’, che avrebbe fatto diversamente.

Lui si’, che non sarebbe sceso a patti, che avrebbe avuto la luciditá, in mezzo a quel tremore che io personalmente ho provato ed auguro a nessuno di provare, di dire no, di dire basta.

E di denunciare a persone che si’, forse ti avrebbero aiutato.
Forse no.
Forse non saresti, tu popolo, stato abbastanza credibile.
Forse non saresti, tu popolo, stato abbastanza ricco da iniziare un processo.

Ma il popolo dubbi non ne ha, lui sa.

Chissa’ cosa direbbe di me, il popolo, di me che ho denunciato.

Se torno indietro con la memoria non ricordo sostegno, non ricordo parole di conforto e neanche pacche sulla spalla.

Ricordo invece persone care dirmi “ehh, se fosse capitato a me ora non stava in piedi per quante gliene avrei dare”.
“Ehhh, se fosse capitato a me, gli avrei messo le mani addosso”.
“Ehhh, al posto tuo io sí che avrei risolto”.

Ho denunciato, popolo.
Non ha portato a niente, ma l’ho fatto.

Ho denunciato e tu, che fai tanti proclami, dovresti essere dalla mia parte ma non lo sei.

Tu sei quello che in certe situazioni avrebbe fatto meglio, avrebbe fatto giusto.

Pur non avendo, di fatto, mai fatto un bel niente.

Ti auguro di rimanere con queste certezze e di non provare mai sulla tua pelle quel tipo di violenza, quel tipo di dolore e quel tipo di vergogna.

Beata sia, la tua spiccia ignoranza.